Cinque libri belli da far… Paura!

 

Lucca, fine agosto, la calura estiva taglia le gambe e accorcia il respiro. Odio andarmene in giro con le temperature così alte, soprattutto nelle città, ma un festival mi incuriosisce molto e con Rachele (l’amica perfetta per spendere tutti i risparmi in libri e che vedete qui sotto) decidiamo che è arrivato il momento di “Immagina”.

IMMAGINA, prima ancora di essere un Festival, è una associazione di volontariato di Lucca che lega tutte le persone con la passione per le storie illustrate; l’immaginazione è la traduzione di una storia e spesso, questa è molto più efficace e comprensibile con un libro illustrato rispetto ad uno composto unicamente da parole. Non si capisce bene il perché l’illustrazione venga associata quasi in modo esclusivo all’infanzia; in realtà la potenza espressiva del disegno merita un pubblico molto più ampio. Possibile che solo certe tematiche siano “adatte” per un album illustrato, a sua volta adatto solo per un certo target?

E se parliamo di Paura? Quali tematiche sociali e culturali tocca? Come ce la immaginiamo? Come viene illustrata? Eccolo il tema di quest’anno: PAURA. Ad accoglierci ci sono 120 titoli tra album illustrati, fotografici, progetti editoriali indipendenti, tutti divisi per temi: paura della natura, paura tra simili, paura globale, paura dell’altro, paura dell’apocalisse, paura per il mondo

Tutti molto interessanti, ma questi sono i cinque che mi hanno colpita per bellezza, tema affrontato e cura del progetto editoriale.

N.B. Non troverete alcun link di affiliazione per l’acquisto. Non mi interessa guadagnare da questo e per me è bello condividere ciò che mi ispira nel quotidiano e che alimenta il modo in cui vivo il mio mestiere, la Tipografia. Però, se proprio volete farmi felice, alzate le chiappe e andate ad acquistarli direttamente in libreria, fatevi una foto tra gli scaffali con il libro che vi ha rubato il corazon e taggatemi su instagram > @latipografa_toscana

Le donne che potrei essere

Rajasthan (India). Sangita vive in un ambiente patriarcale molto tradizionale. Il suo tempo non le appartiene e la sua libertà di movimento è limitata. Eppure, ogni volta che può, trova il tempo di disegnare. E cosa disegna Sangita? Donne indipendenti, grintose, alla moda, sicure di sé, anticonformiste, piene di vita. Immagina le loro vite e disegna tutto ciò che sono libere di fare e di essere.

La trasformazione del ruolo della donna fa molta, moltissima paura, tanto da portare alcune persone a considerarla come una minaccia. E purtroppo questa condizione non riguarda solo chi abita in zone del mondo lontane da noi, ma possiamo trovarne dimostrazione nella vita di tutti i giorni. Ebbene sì, facciamo paura!

Le donne che potrei essere | Sangita Jogi | 24 Ore Cultura | Lingua: italiano 

Mostri sacri

Lo sapevi che l’eruzione del monte Tambora è all’origine dell’invenzione della bicicletta? E che sul Cerro Negro in Nicaragua si può fare sandboarding?

Esplosioni spettacolari, crateri giganti, eruzioni devastanti. Oggetti di culto o fonti di terrore, i vulcani plasmano il nostro pianeta e alimentano da sempre l’immaginario collettivo. Questo libro ci porta alla scoperta di una natura potentissima, lasciando all’illustrazione il compito di raccontare, immaginare e collocare geograficamente i vulcani più grandi del pianeta (e anche oltre il sistema solare!). Le pagine che si susseguono sono coloratissime e ricche di curiosità. Quando si dice “un vulcano di idee”.

Mostri Sacri | Julie Roberge, Aless MC | Il Gatto Verde 2023 | Lingua: Italiano

Mondi sotterranei

Un viaggio affascinante sotto la superficie, alla scoperta di universi reali e immaginari

Viviamo in un mondo di superfici, lucentezza, illusione e prime impressioni, un impero di segni, saturazione sensoriale e gratificazioni istantanee. L’immaginazione prospera nell’oscurità, nelle zone di confine tra conscio e inconscio, luce e oscurità, desiderio e realtà. Questo volume indaga un diverso punto di vista per raccontare il mondo sotterraneo dell’immaginazione, il territorio dei sogni e degli incubi, un paesaggio attraversato da faglie e crepe, insidioso quanto una zona sismica, che offre sia tormento perpetuo sia promesse di felicità, rifugio di demoni e draghi, dimora di tesori e di bocche dell’inferno.

MONDI SOTTERRANEI | Stephen Ellcock | 24 Ore Cultura | Lingua: Italiano

Encyclopedia of the Uncertain

Quanto può far paura la verità? E quanto il dubbio? La verità è che la verità non è mai statica. Semplicemente… Adoro! Un libro che cerca di investigare poeticamente nel bisogno umano di conoscenza; un desiderio arcaico, alla base di ogni sforzo scientifico e artistico. Un invito a vagabondare tra termini e definizioni raccolti per illustrarci quanto sia arbitraria la conoscenza e quanto dipenda invece dalla nostra educazione, modelli, stati d’animo e voglia di apprendere.

Le pagine di questo libro (ben 768!) ci lasciano la possibilità di scegliere la definizione più giusta per noi. Molto bella l’impaginazione, l’uso delle immagini e la monocromia. Uno stimolo alla riflessione in un volume tutto da esplorare.

Encyclopedia of the Uncertain – a meditation on doubt | Anna Pūschel | The Eriskay Connection | Lingua: Inglese

Boom - La guerra dei colori

“La paura tra simili” per me è una delle sezioni più belle del Festival, perché tocca un tema delicato, purtroppo sempre attuale, e sul quale non dobbiamo mai far calare l’attenzione.

In un conflitto ci sono sempre due versioni. Rosso, verde, rosso, verde, rosso, verde… E così, i colori passarono la notte a discutere.

Come si può spiegare la guerra, le dittature, gli estremismi e la propaganda utilizzando la metafora del colore? Ximo Abadìa lo fa con una forza visiva che unisce grafica, illustrazione e tipografia in un mix perfetto dove a vincere è l’idea che la guerra sia qualcosa di veramente inutile e assurdo, tanto da lasciare tutto senza colore.

BOOM – La Guerra dei Colori | Ximo Abadìa | Becco Giallo 2023 | Lingua: Italiano

La paura? Te la leggo in faccia!

“Perché spendere denaro in libri che parlano di paura invece di comperare, magari, un bel corso ondemand per liberarsene?

L’ho chiesto a Rachele Bindi (sì, l’amica pericolosissima dello shopping di cui sopra) psicologa e psicoterapeuta e appassionata lettrice sin dall’infanzia. Da oltre dieci anni ha creato un suo metodo che lei chiama Libroterapia, con cui gestisce percorsi individuali e di gruppo, per la ricerca del benessere psicologico. La sua costante: in borsa ha sempre un nuovo libro da leggere!

”È importante e salutare parlare di cose a noi stessi incomprensibili” – C.G.Jung

Rachele, che cos’è la paura?

Ti dovrei rispondere che la paura è una emozione primaria, come la gioia, la rabbia. Primaria nel senso di universale, perché non la proviamo solo noi umani ma la esperisce ogni essere vivente. Ha un grande valore adattivo, ovvero protettivo, infatti l’amigdala che ne è responsabile, è il nostro sistema di allarme: quando percepiamo una minaccia lei ci spinge a mettere in atto il meccanismo di attacco o fuga. Il fatto è che non sempre le minacce percepite sono reali e anzi spesso invece di avere una reazione transitoria ad uno stimolo minaccioso, che quindi si estingue quando cessa lo stimolo (come il ragno sul cuscino che smette di farmi paura appena lo butto fuori casa), noi ci troviamo a “coltivare paure” che permangono anche apparentemente senza stimolo. Ognuno crea il suo bouquet di paure squisitamente personali, che di solito ha molto a che fare con la composizione del nostro inconscio, con le nostre esperienze e con la nostra personalità.
 

Perché quando proviamo paura, sentiamo il bisogno urgente di eliminarla?

Ci piacerebbe pensare di poter eliminare la paura dalla nostra vita ma fortunatamente non possiamo. Quella che sembra una emozione negativa è invece una nostra alleata verso la piena individuazione. “Dove c’è la paura lì c’è il tuo compito“ diceva zio Jung, che considerava la paura una sorta di via legittima da seguire.

Ma come inoltrarsi nel confronto con la paura senza rischiare troppo?

Leggendo! Attraverso i libri possiamo fruire di una esperienza vicaria: avvicinarci alla paura, prova a misurarcela addosso, riconoscere se la paura che il testo evoca ci appartiene e se il tutto diventa troppo intenso, chiudere per un po’ il libro, fare una pausa con latte e biscotti e riprovarci più tardi…”

Cosa ci dici dei libri selezionati? Come devono esser letti, interpretati o semplicemente sfogliati?

Le donne che potrei essere. Deve esser letto per forza perché ci mostra come, anche nell’ambiente più ostile ai nostri valori profondi, possiamo esprimerli in un modo creativo invece di cedere alla paura e stare zitti. In questo caso Sangita Jogi rende possibili, almeno con il disegno, quelle libertà che il patriarcato le nega. 

Mondi sotterranei. Mi ha fatta innamorare per la descrizione: “L’immaginazione prospera nell’oscurità, nelle zone di confine tra conscio e inconscio, luce e oscurità, desiderio e realtà. Questo volume indaga un diverso punto di vista per raccontare il mondo sotterraneo dell’immaginazione, il territorio dei sogni e degli incubi, un paesaggio attraversato da faglie e crepe, insidioso quanto una zona sismica, che offre sia tormento perpetuo sia promesse di felicità, rifugio di demoni e draghi, dimora di tesori e di bocche dell’inferno”. Mi illumino quando sento parlare di inconscio perché è proprio da lì che arriva la nostra possibilità di benessere.

Encyclopedia of the uncertain. La abbiamo addirittura presa in due copie perché un volume ricco di stimoli per “la meditazione sul dubbio” è cibo per l’anima. Noi pensiamo di avere bisogno di certezze per sradicare le paure ed invece sono proprio le certezze ad essere pericolose. Dubitare ci mantiene in una posizione di dialogo e scoperta, ci consente di crescere, conoscere e, quando serve, cambiare idea. La paura prospera nelle convinzioni negative, nelle certezze e nel timore che, sgretolandosi, lascino il vuoto.

Boom. È un libro necessario, in tempi oscuri come i nostri, per cercare di spiegare in maniera semplice e impattante un concetto molto semplice: lo scontro ideologico è insensato. Alla base dei conflitti, amplificati poi da interessi politici ed economici, c’è l’incapacità di accogliere che l’altro possa vedere il mondo in maniera diversa dalla mia. Le immagini di questo testo sono potenti perché parlano direttamente al nostro inconscio.  

Sempre all’inconscio prima che alla nostra psiche cosciente parla Mostri sacri. Perché è salutare, per parafrasare Jung, parlare di cose incomprensibili e per i bambini (e anche per gli adulti) è importantissimo poter abbinare le informazioni alle immagini. I Vulcani sono da sempre nel nostro immaginario collettivo con il loro fuoco nascosto e terribile. E conoscere, da sempre, è un antidoto alla paura.

Ti incuriosice la Libroterapia? Dai un’occhiata qui > www.rachelebindi.it

Gorgona. Domani non fa paura

Ad una settimana esatta dal Festival “Immagina” mi sono imbarcata su una motonave. Porto di Livorno, ore 08.00, mare calmo e temperatura settembrina. Siamo circa cento. La destinazione è Gorgona, la più piccola delle isole dell’arcipelago toscano. No, non si tratta di una vacanza. Gorgona, per chi non lo sapesse, è un’isola penitenziario, abitata solo dai circa 90 detenuti e dal personale.

Via lo smartphone e i documenti (sull’isola sono proibiti e ci verranno restituiti solo la sera, al rientro). – Solo il fatto di esser stata un’intera giornata senza cellulare meriterebbe un approfondimento sui benefici, ma non adesso – .

Arrivata al porticciolo, sollevo lo sguardo verso un gruppo di case colorate su un piccolo promontorio. Sul muro colorato di azzurro, una scritta blu: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Eccola lì la bellezza della tipografia (intesa in senso lato, come uso del carattere tipografico) e della Costituzione, che mi accoglie appena sbarcata.

Quindi, cosa ci faccio qui? Sono venuta a vedere lo spettacolo teatrale dei detenuti, tratto da La Tempesta di Shakespeare. Lo spettacolo è frutto di un laboratorio teatrale e musicale della compagnia Teatro Popolare d’Arte, fondato sulla comunicazione sociale attraverso i linguaggi della scena. Una vera e propria esperienza immersiva in cui il pubblico è coinvolto, isolato dal resto del mondo e calato in una singolare dimensione teatrale.

“L’isola è il regno dei suoni e della musica, della parola riabilitata nella forma e nei contenuti. L’isola è tragica e comica, come tutti noi, che ci sforziamo di scomporre e ricomporre le tempeste che la vita ci obbliga ad attraversare. L’isola è un grande teatro”.

Mi siedo in spiaggia, inizia lo spettacolo. Gli attori camminano sulla battigia e il suono delle voci diventa un tutt’uno con quello delle onde. In scena, gli accenti, i dialetti, le lingue sono tutte diverse, ma sembrano convivere in modo assolutamente naturale. La tempesta, il mago, il naufragio. Tutto ha una forte valore simbolico.

“Abbiamo realizzato uno spettacolo sui miti del Mediterraneo, in forma itinerante nell’isola che così ha assunto essa stessa una forma simbolica, divenendo grande palcoscenico” – dice il regista Gianfranco Pedullà – l’isola è il teatro nel quale si ricrea una vita nuova fondata sulla riconciliazione con il proprio passato. L’isola è uno spazio neutro dove la vita può rifiorire su basi nuove”.

Lo spettacolo si sposta in altre zone dell’isola e si conclude, nuovamente, di fronte al mare. Bello, emozionante e in grado di abbattere quella barriera fatta di pregiudizi che divide il “Noi” dal “Voi”.

La famosa paura dell’altro e la paura nei confronti di chi ha sbagliato. A Gorgona, ci spiegano i detenuti, ci si arriva su richiesta dopo esser passati da altre carceri, dove le condizioni di vita sono al limite della decenza e dove risulta difficile immaginarsi il futuro. Lì è dove il futuro fa paura perché lo sguardo non si allunga mai oltre i pochi metri di cella e lì è dove l’aria si conta in ore. Lì è dove oltre ai suicidi (72 da inizio 2024) dilaga il disturbo mentale.

Gorgona è, invece, l’esempio virtuoso del carcere. Un luogo di inclusione, dove i detenuti lavorano quotidianamente per un obiettivo comune; un’isola senza sbarre, che apre nuovi orizzonti e dona speranza a chi ha paura di non avere una seconda possibilità e un nuovo posto nella società.

Ho lasciato l’isola pensando all’idea di libertà; l’ho lasciata pensando che lei, la libertà, alcune volte è il privilegio di chi nasce nel posto giusto. Perché in un contesto fatto di disuguaglianza e sofferenza, sbagliare è più facile.

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