Ciao, sono la Tipografa Toscana.
Di base sono una graphic designer: è stata la mia professione per anni – ho lavorato anche come docente di grafica in molti (moltissimi) istituti superiori in sù e in giù per la Toscana.
Diciamo che nel tempo ho progettato branding, ho fatto meeting, ho pensato in marketing e ho masticato briefing.
Tutto il lavoro della mia vita fino a quel punto era in digitale,
Oggi invece no. Oggi vivo e lavoro nel mio atelier nella campagna toscana.
Ma come mi ci sono trovata? Com’è che gli schermi lasciano spazio al torchio? Com’è che le font diventano caratteri?
Ora te lo spiego.
Comincio il mio percorso come graphic designer in Oliviero Toscani Studio, curando l’immagine per brand come Artemide, Genertel, Pam, Rare, Nolita, Cocif, Aspesi.
Dopo tanti anni però sento il bisogno di ritrovare una creatività con ritmi che non fossero quelli della pubblicità. L’hai sentito anche tu: il bisogno di lavorare con le mani, di immergerti totalmente in ogni singolo progetto, di abbandonare sia l’orologio che la bussola.
… Sono andata a cercarmela, la tipografia – ma forse è anche lei ad aver trovato me: mi avvicino piano piano a questo mondo e prima di rendermene conto ci sono dentro fino al collo.
Basta, voglio fare solo questo, voglio essere una tipografa.
Poi scopri che ricominciare la tua vita come tipografa non è la cosa più semplice del mondo.
Non è esattamente che, basta, decidi di aprire bottega ed è tutto fatto.
La tipografia – e quindi la vita nell’atelier – è diametralmente opposta alla rapidità vorticosa offerta dal digitale.
È un modus operandi che richiede tempo, pazienza e molto caffè.
È un posto in cui, proprio per questioni di spazio, la fretta deve rimanere alla porta. Dove puoi (e devi) veramente immergerti nella tipografia e nella stampa per veder nascere i tuoi progetti.
Un modo di fare che si estende ben al di fuori del torchio.
Prendi i caratteri per esempio. E quando si dice “prendi” si intende proprio mettiti in macchina, cerca il posto sulla mappa e vai a cercare interi cassetti di caratteri dimenticati in tipografie storiche del sud, del nord, del centro.
Mettiti a parlare, a contrattare e a conoscere altri artigiani pronti a condividere con te la loro passione.
Si tratta di un lavoro di recupero minuzioso e – te lo confesso – a tratti snervante.
Ma quando torni a casa con la macchina piena, e il cuore colmo, capisci che la magia della tipografia non è solo quello che c’è di stampato sulla carta.
Il carattere è mobile, e la donna – in questo caso – pure.
Ho recuperato i caratteri che uso nel mio Atelier Tipografico in su e giù per l’Italia. Li ho trovati, li ho riportati in tipografia e li ho restaurati (maledetti tarli).
Se vuoi scoprire di più sulla tipografia e sul mio lavoro di recupero, leggi i miei “diari di bordo” sul blog!